Leonardo Rossi
veronese di nascita, riminese per amore, ama l’acqua e non solo.
Ama la pietra, quella lieve e accudente che ritrova a Verona come amante in attesa, consunta nei ponti, nelle strade, nelle piazze, nei palazzi, nei campanil del suo venire al mondo.
L’una fluida, l’altra statica, non importa.
Ama l’acqua, ora di fiume, ora di mare, ora quieta, ora tempestosa, non importa, gli è dentro.
Nato con il rumore del fiume, con lui scorre, attraversa, arriva al mare, all’amore.
Adagiato al suo scorrere, ripercorre quei ponti, quelle strade, quelle piazze, quei palazzi, quei campanili, come ricordi del cuore.
Oggi, nel suo scorrere, si adagia alla complessità espressiva di un pastello secco, di un olio, linguaggio di cui è maestro quando
racconta di sé e del mondo a lui caro.
E’ proprio quel segno asciutto e visionario a contraddistinguere le sue opere e che definirei, senza tema di smentita, sua cifra artistica.
L’inconfondibile rappresentazione di una quotidianità popolata di persone, architetture, abitudini, piccoli piaceri, scorci identitari, rivelano
un’attenzione rara per l’ambiente e la sua umanità.
E’ fondamentale, per l’artista e l’uomo, stabilire e interiorizzare il buon rapporto con la città in cui ha vissuto o vive.
Moreno Mondaini